venerdì 11 dicembre 2015

Ancora Malvasia ed altri frizzanti compagni.



La vigna di Crocizia
In un post precedente ho già fatto riferimento ad un produttore dell’area parmense, ma non posso trascurare un’altra piccola, ma bellissima azienda, Crocizia. Siamo in valle Parma, poco oltre Langhirano, paese a tutti noto per i magnifici prosciutti che vi si producono.
Raggiungere Crocizia emergendo da una tenebrosa mattinata padana carica di nebbia ed umidità e ritrovarsi sotto un cielo azzurrissimo in un angolo baciato dal sole, può essere un’esperienza molto gratificante. Le vigne curate da Marco Rizzardi sono piccoli appezzamenti circondati dal bosco, un’autentica oasi di pace, frequentata anche dai caprioli, ghiotti delle gemme e dei frutti della vite. Marco non concepisce l’idea di fare del male a queste bestiole nonostante la tradizione venatoria sia molto presente in queste zone. Però sono tornati i lupi anche in questa area dell’Appennino e può essere che i simpatici ungulati decidano di traslocare in territori per loro meno rischiosi…
Quasi tutti i vini di Crocizia sono prodotti con la tecnica della rifermentazione in bottiglia e “busciano” allegramente quando si ritiene sia venuto il momento di far saltare qualche tappo! Ovviamente il residuo zuccherino è molto scarso e la bevibilità estrema. Le due Malvasia, Znestra e Besiosa che si differenzia dalla sorella per una vendemmia più tardiva e per una sosta del mosto di qualche giorno sulle bucce, sono, per il mio personalissimo gusto, le punte di diamante di questa piccola Azienda. La Besiosa è dotata di una maggiore complessità ed in entrambe la nota aromatica tipica della Malvasia è ben percepibile, ma assolutamente non invadente. Peraltro tutto il resto della produzione, Sauvignon, Lambrusco, Barbera e Pinot nero, colpisce per l’estrema pulizia e finezza sia al naso che in bocca, cosa rara nel mondo dei vini cosiddetti “naturali”, in cui cioè l’uso di chimica e diavolerie varie in vigna ed in cantina è ridotto al minimo indispensabile. A volte al momento della stappatura il vino può apparire un po’ chiuso o far sentire qualche non gradevolissimo sentore ridotto; basterà avere un po’ di pazienza e lasciare il vino ossigenarsi un po’ per scoprirne le bellissime doti di freschezza e mineralità.
con Marco Rizzardi
La vendemmia 2014 ha prodotto vini probabilmente più esili come struttura rispetto ad altre annate più calde, ma particolarmente apprezzabili per l’eleganza e la delicatezza dei profumi.
Come quasi sempre per i miei suggerimenti enologici, il numero di bottiglie prodotte è esiguo, circa 10.000 all’anno ed il modo migliore per recuperarle è quello di frequentare qualcuna delle classiche manifestazioni cui aderiscono i produttori di vini naturali, come avviene ad esempio a Fornovo da oltre 10 anni.
Però, se avete un po’ di tempo, non perdete l’occasione per fare un salto in loco risalendo per un paio di chilometro la strada che si inerpica alla vostra dx provenendo da Parma, una volta raggiunta la frazione di Pastorello di Langhirano. Marco con il micio Sancho, due amici  canini e due oche un po’ chiacchierone sarà felice di accogliervi e farvi conoscere i suoi meravigliosi vini che hanno anche il pregio di avere un costo assolutamente competitivo.

Per assaggiare la mitica cucina parmense,  qualche chilometro più a sud in località Ghiare di Corniglio, fermatevi all’Albergo Ristorante Vigion (Luigi nel dialetto del posto, tel. 0521.888113). Davanti ai salumi, ai mitici cappelletti o tortelli ed a sua maestà il Parmigiano, ma anche agli ottimi dessert casalinghi, vi chiederete perché nelle nostre città molti si stanno dimenticando che la cucina tradizionale italiana, in qualsiasi regione vi troviate, non ha rivali al mondo e merita di essere conosciuta, amata e salvaguardata anche dalle giovani generazioni. Inoltre il paesaggio che vi si aprirà davanti percorrendo questa vallata sarà di una inattesa ed emozionante bellezza.
Infine, una gita in zona non dovrebbe prescindere da una visita al Castello di Torrechiara ed alla antica Pieve romanica di San Pietro di fondazione risalente all’XI secolo nel comune di Tizzano.




venerdì 4 settembre 2015

Nel Collio goriziano i bianchi macerati di Damijan Podversic.


A Gorizia con Damijan Podversic

Da un po’ di tempo ho scoperto i vini bianchi che vengono vinificati come fossero dei rossi; in particolare il mosto viene lasciato a macerare a contatto con le bucce per un periodo variabile di tempo, ore o mesi. Questo processo arricchisce il vino di tannini e di varie sostanze presenti nelle bucce che daranno al prodotto finale colore e profumi più intensi e più ricchi. Proprio per le sfumature ambrate questi vini sono noti anche come “orange wines”, ma io preferisco parlare di “bianchi macerati”. Dico subito che si tratta di vini che possono spiazzare il consumatore abituato agli aromi ed al gusto troppo spesso omologato dei bianchi vinificati con le tecniche comunemente in uso.
Io invece, da quando ho imparato ad apprezzare questi vini, faccio sempre più fatica a trovare un bianco “tradizionale” che mi soddisfi. Mi sembra troppo spesso di bere lo stesso vino, da qualsiasi parte provenga o con qualsivoglia varietà di uva sia prodotto. Questo post vuole essere un invito a conoscere i bianchi macerati. Forse ve ne innamorerete come è capitato a me.
Il Friuli, ed in particolare l’area del Collio goriziano, è la regione italiana dove questa tecnica di vinificazione è stata maggiormente rilanciata negli ultimi decenni. Josko Gravner, un produttore di Oslavia nei pressi di Gorizia, è stato il primo a dare smalto e notorietà ai bianchi macerati friulani. Molti hanno seguito questa traccia conseguendo risultati di qualità talora straordinaria. Tra questi ho avuto la fortuna di conoscere Damijan Podversic di Gorizia e di restare letteralmente folgorato dai suoi vini. Consiglio a tutti una visita in loco, in attesa che la nuova cantina sul Monte Calvario nei pressi della bella cittadina sia pronta. Damijan è un uomo sensibile, capace di emozionarsi e di coinvolgervi nel parlare appassionatamente dei suoi vini, della sua storia di vignaiolo, della sua famiglia. E’ convinto che l’uva deve essere vendemmiata tardi per consentire al frutto di maturare pienamente per potersi esprimere al massimo e talora anche giovarsi dell’attacco della botrytis cinerea, la cosiddetta muffa nobile, che conferirà al vino sfumature negli aromi ed al gusto del tutto particolari.
Grado
Damijan produce soprattutto vini da uve bianche, tutti magnificamente realizzati, quali il Nekaj (100% Friulano), il Kaplja (un uvaggio di Friulano, Chardonnay e Malvasia), una Ribolla Gialla ed il Rosso Prelit, un uvaggio di Merlot e Cabernet Sauvignon, altrettanto straordinario. Tutti i vini sono affinati in botti grandi di legno per circa tre anni e poi alcuni mesi in bottiglia prima di essere commercializzati. Naso e bocca colpiscono per ricchezza, varietà e persistenza. Nonostante la struttura importante e la scarsa acidità, la beva è eccezionalmente fluida e la digeribilità straordinaria: nessuna pesantezza e nessun mal di testa anche dopo diversi bicchieri testimonieranno la serietà del lavoro svolto in vigna ed in cantina senza l’ausilio di facili e poco salutari scorciatoie.
Grado: S.Eufemia
A mio modesto avviso i vini di Damijan Podversic stanno a pieno diritto nel Gotha dei vini della penisola. Si tratta comunque di una piccola produzione, circa 30.000 bottiglie all’anno, reperibili presso qualche Enoteca specializzata od in qualche ristorante con una buona propensione alla ricerca di prodotti non banali. Tuttavia, come sempre, il mio consiglio è di passare da Gorizia appena ve ne dovesse capitare l’occasione.
Nella provincia della cittadina giuliana, per gli amanti del mare, il borgo di Grado potrà essere un’ottima base per girare e conoscere la zona. Oltre alla magnifica spiaggia e ad un’organizzazione e pulizia di chiara matrice austrogermanica, scoprirete un piccolo ma interessantissimo centro storico e le poetiche suggestioni del paesaggio lagunare. Per gli amanti della natura e del birdwatching consiglio una visita alla Riserva Naturale della Foce dell’Isonzo e segnalo la presenza di numerosi percorsi protetti per i cicloturisti.
Mosaici nella Basilica di Aquileia
Nel centro di Grado, lungo il canale occupato dai pescherecci locali, si può gustare un’ottima cucina di pesce alla Trattoria Zero Miglia gestita dalla locale Cooperativa Pescatori, garanzia di pescato fresco.
Infine, se siete in zona, non si può tralasciare una visita alla cittadina di Aquileia, patrimonio Unesco, antico ed importantissimo porto nell’era imperiale romana. Numerosi ed interessanti reperti dell’epoca sono esposti nel Museo Archeologico Nazionale, ma soprattutto Aquileia è sede della Basilica di S. Maria Assunta e degli  spettacolari e magnificamente conservati mosaici, risalenti al IV secolo d.C., che rivestono gran parte del pavimento delle tre navate.
P.S. A chi volesse approfondire il discorso sui cosiddetti Bianchi macerati, consiglio questo link dove viene proposta in modo chiaro ed esauriente la storia di questa straordinaria tipologia di vini http://www.civiltadelbere.com/dal-collio-alla-sicilia-la-carica-degli-orange/

lunedì 22 giugno 2015

Umbria, nel cuore della Grande Bellezza italiana.

Piano Grande di Castelluccio




Questa tappa dell’Acino Volante vuole essere un omaggio ad una regione, l’Umbria, che al di là della eccellenze ben note, basti pensare a Perugia, Assisi, Spello, Orvieto, Spoleto, Todi (l’elenco potrebbe essere ancora molto lungo), presenta angoli meno conosciuti, ma assolutamente meritevoli di visita. Mi riferisco qui alla Valnerina ed ai suoi borghi, a Norcia ed alla sorprendente bellezza del cosiddetto Piano Grande di Castelluccio.
Vallo di Nera
La Valnerina è un’oasi di verde rigoglioso che ammanta senza soluzioni di continuità i rilievi che accompagnano il corso del Nera. Piccoli borghi appaiono qua e là, macchie di pietra di una bellissima tonalità nocciola. Vallo di Nera è una espressione purissima di questa “grande bellezza” e si avvale di una oculatissima ed estesa operazione di restauro che fa di questo piccolo paese un autentico gioiello. Le piccole antiche chiese di San Giovanni Battista, nella parte più elevata del borgo, e quella di Santa Maria custodiscono bellissimi e preziosi affreschi. Da qualche anno la seconda domenica di giugno si tiene una sagra dedicata alle eccellenze gastronomiche locali, salumi e formaggi su tutto. Può essere un’ottima occasione per fare conoscenza con questo piccolo ed affascinante angolo della Penisola. Vi consiglio di pernottare qui; un giro tra i vicoli del borgo nella pace delle prime ore del mattino sarà un’esperienza quasi mistica.
Risalite poi la Valnerina fino al borgo di Preci, fate una sosta all’ Abbazia di S. Eutizio e più avanti, in localià Campi di Norcia, alla antica chiesa di S. Salvatore. Chiedete in loco per poter visitare l’interno e resterete folgorati dalla magnificenza del ciclo di antichi affreschi qui custodito.
Piano Grande di Castelluccio
Si raggiunge infine Norcia, altro bellissimo borgo con una incantevole piazza, dove troverete diverse opportunità per pernottare e dedicare del tempo alla scoperta di quello che per me resta il luogo più magico di tutta la zona, il Piano Grande di Castelluccio. Difficile descrivere il fascino che questa località emana, trovate il tempo per andarci almeno una volta (sono sicuro che poi ritornerete…), possibilmente nel momento di massimo splendore delle fioriture che solitamente raggiunge il suo apice a cavallo tra la fine di giugno e l’inizio di Luglio. Se il fiore giallo della celebre lenticchia domina il panorama, un fantasmagorico arcobaleno di altri colori comporrà uno spettacolo che potrete godere al meglio con la luce radente del tardo pomeriggio.
Norcia è famosa per  la produzione dei derivati dalla carne di maiale, tanto è vero che il termine “norcino” proprio da questa località deriva. Il pregiato tartufo nero autunnale ed i formaggi rappresentano le altre eccellenze della gastronomia locale. Su consiglio di amicizie aventi solidi contatti in loco abbiamo trovato ottima cucina e gentilissima accoglienza al ristorante Cenacolo a poche decine di metri dalla piazza principale (tel. : 0473.817119).
Ma l’Acino Volante non può dimenticare il suo dovere “istituzionale” e qui voglio accennare a quella che per me è stata un’autentica sorpresa, vale a dire la scoperta de La Palazzola, un’ Azienda di Stroncone in provincia di Terni che, accanto a bianchi e rossi fermi da varietà internazionali quali Syrah, Cabernet Sauvignon e Merlot, produce dei Metodo Classico di grande valore ed a prezzi assolutamente competitivi. Il Riesling brut presenta un complesso corredo aromatico in cui dominano senza eccessi le classiche note idrocarburiche tipiche del vitigno, mentre la Grande Cuvée Brut da Pinot nero e Chardonnay, con aromi più classici, conquista per equilibrio ed eleganza e per la morbida finezza della sensazione tattile delle bollicine al palato.

martedì 28 aprile 2015

Oltrepo, è tempo di riscossa.





Oltrepo, nome evocativo per i milanesi come me di gite fuoriporta, di semplici trattorie dove gustare piatti della tradizione locale con gli immancabili salumi (chi non conosce il salame di Varzi?) accompagnati dai classici Barbera, Bonarda, Buttafuoco, Sangue di Giuda ecc. Purtroppo negli anni il vino dell’Oltrepo pavese si è venuto troppo spesso ad identificare con prodotti di basso prezzo e  scarsa qualità. L’industria vinicola locale poco ha fatto per contrastare questo andamento ed anzi, sposando ottiche prettamente commerciali, ha favorito un’espansione incontrollata della viticoltura anche in aree poco vocate. Oggi il sentire comune degli appassionati verso i vini dell’Oltrepo è, ad essere ottimisti, improntato a scetticismo e scarso apprezzamento.
Eppure esistono vini di straordinario carattere e produttori serissimi ed illuminati che puntando sulla qualità ci offrono bottiglie eccellenti in grado di farci comprendere le enormi e poco sfruttate potenzialità di questo territorio. Ricordo come personaggi famosi quali i compianti Gianni Brera e Gino Veronelli amassero questi vini e fossero loro appassionati cantori.
Se Barbera e Croatina sono le varietà rosse che dominano la scena locale nel dare origine ai più famosi vini dell’Oltrepo, spesso anche nelle varianti “mosse”, tra le varietà a bacca bianca il Riesling renano  è quella in grado di offrire le bottiglie più interessanti. Voglio anche ricordare la produzione spumantistica che nulla ha da invidiare, quando gestita da mani abili ed appassionate, ai più famosi Trento o Franciacorta.

L’Azienda Monsupello a Torricella Verzate in provincia di Pavia ha una lunga tradizione in questo settore e gode di una meritata fama anche presso gli appassionati più esigenti. Attiva da oltre un secolo, produce numerosissime tipologie di vini bianchi e rossi, ma deve la sua celebrità soprattutto alle bollicine, Metodo Classico e Charmat. Tra i primi vi voglio segnalare il Nature, un pas dosé, quindi vinificato senza aggiunta della liqueur d’expedition e perciò estremamente secco causa lo scarsissimo residuo zuccherino, prodotto con 90% Pinot nero e 10% Chardonnay. E’ un metodo classico di grande eleganza e struttura importante, adatto quasi ad ogni tipologia di cibo e che potrete acquistare in Azienda a soli 14 Euro, un prezzo veramente competitivo se si considera l’alta qualità del prodotto. Ovviamente meno ambizioso, ma pure di grande gradevolezza, è invece il Pinot Nero “I Germogli”.  Vinificato in bianco con un piccolo saldo di Chardonnay è rifermentato in autoclave (metodo Charmat o Martinotti). Se visitate l’Azienda, cosa che sempre vivamente consiglio, incontrerete grande disponibilità, professionalità e cortesia; potrete capire da vicino come si producono gli spumanti secondo il Metodo Classico ed alla fine degustare qualcuno dei diversi vini prodotti.
Per meglio conoscere ed apprezzare l’Oltrepo, non perdete l’occasione per una visita non frettolosa che vi consentirà, soprattutto in primavera o autunno, di apprezzare la bellezza paesaggistica del territorio, poco decantata eppure così evidente.
Infine, per chi ama l’arte, ma non solo, spostatevi un po’ più a sud in direzione di Varzi. Poco oltre l’abitato di Ponte Nizza, una deviazione sulla sinistra vi porterà in pochi chilometri a scoprire l’Eremo di Sant’Alberto di Butrio, un gioiello nascosto ed ignoto ai più anche nella nostra regione (un grazie sentito agli amici Enrico e Ciccio cui devo questa segnalazione). Già la placida bellezza e tranquillità del posto vi conquisteranno, ma una volta all’interno, al cospetto della stupefacente serie di affreschi della seconda metà del ‘400 che rivestono quasi per intero le pareti, resterete totalmente sorpresi ed ammirati e capirete una volta di più come questo paese sia uno scrigno inesauribile di tesori.





Per la sosta gastronomica vi consiglio il Ristorante Buscone (tel. 0383.52224) in un ameno borgo, Bosmenso, che scoprirete proseguendo oltre Varzi sulla strada che conduce al Passo del Brallo. Vi conquisteranno semplicità, professionalità e fedeltà agli ingredienti ed alle ricette della cucina tradizionale, qui anche con chiari influssi liguro/piemontesi. La cantina vi propone molte, belle ed anche non comuni etichette dell'Oltrepo offerte con ricarichi ammirevolmente bassi e meritevole per questo di un plauso particolare.
Per concludere mi piace indicarvi un elenco di produttori di vini dell’Oltrepo che con la loro serietà e passione cercano di valorizzare al meglio le grandi potenzialità enologiche del territorio (elenco sicuramente incompleto, ma frutto di anni di appaganti esperienze personali): Lino Maga, Agnes, Picchioni, Castello di Stefanago, Vercesi del Castellazzo, Anteo, Frecciarossa. 




giovedì 9 aprile 2015

Radda, un borgo del vino nel cuore del Chianti.


Le dolci colline del Chianti

Mi capita spesso di parlare di Chianti in termini entusiastici e vedere che la gente mi guarda storto, colpa del cattivo utilizzo di questo nome da parte di chi ha voluto approfittarne per vendere in giro per il mondo vini di bassa qualità. Cosa purtroppo comune alla stragrande maggioranza dei vini italiani, ma che per il Chianti, a mio avviso, è stata particolarmente negativa.
In realtà ogni vero appassionato sa che con questo nome, ed in particolare sotto la denominazione Chianti Classico, si nascondono goielli di prima grandezza, grazie all’uva principe di questa denominazione, il Sangiovese, e grazie al contributo di un territorio che da questo vitigno sa trarre il meglio.
Negli scorsi decenni si è assistito ad una sconsiderata rincorsa al cosiddetto (e famigerato) “gusto internazionale” per produrre vini che andassero incontro alle richieste di un mercato vasto, ma culturalmente (mi si permetta questa parola) impreparato. Si è così fatto ricorso ad uve che nulla avevano a che fare con la tradizione chiantigiana, soparattutto Merlot e Cabernet Sauvignon come compagni del classico Sangiovese, per produrre vini più morbidi, fruttati, concentrati, quasi marmellatosi nei casi peggiori. L’impiego delle barrique nuove ha contribuito ulteriormente a snaturare del tutto questi vini che nulla più avevano a che fare con il classico carattere chiantigiano.
Da qualche anno, fortunatamente, grazie alla testardaggine e coerenza di produttori illuminati, sono molto più numerosi i vini rispettosi della tradizione. Il mio consiglio è quello di fare un bel giro nell’area del Chianti classico per scovare i vini che più soddisfano i vostri gusti ed anche per ammirare un paesaggio unico. In questa area si è infatti creata una magica armonia tra la natura ed il lavoro dell’uomo che ha veramente pochi eguali in Italia e non solo.
Il mio è pertanto un invito alla riscoperta di questo vino, il Chianti, e di quella parte della Toscana che gli ha dato il nome.
Mi limiterò alla segnalazione, limitata ed incompleta, di qualche vino che mi è parso espressione particolarmente riuscita del concetto di “chiantigianità” che posso cercare di riassumere così: colore rubino spesso non troppo carico, freschezza, eleganza, sentori terrosi/minerali, le classiche note di viola, giaggiolo e alloro ed un’acidità ben integrata, ma significativa. Debbo segnalare che personalmente prediligo i prodotti base, più semplici e beverini, oltre che meno costosi, piuttosto che le Riserve, cui un periodo di invecchiamento in legno conferisce maggiore complessità a scapito però della freschezza e della bevibilità. Ma ovviamente qui si tratta di gusti personali.
Il primo vino che vi segnalo ha una storia particolare ed in realtà non si fregia neppure del nome di Chianti, ma questo solo perché qualche decennio fa, Sergio Manetti, padre di Martino attualmente al comando di Montevertine, uscì polemicamente dalla denominazione non condividendo la possibilità, stabilità per statuto, di utilizzare uve diverse dal Sangiovese per la produzione del Chianti. I rossi prodotti da Montevertine (Pergole Torte, il più ambizioso, Montevertine, equivalente per tipologia e modalità di invecchiamento ad un Chianti Classico Riserva e Pian del Ciampolo equivalente ad un Chianti Classico “base”) sono in realta oggi conosciuti ed apprezzati in tutto il mondo e rappresentano la vera essenza del Chianti ed in particolare del territorio di Radda in Chianti, splendido borgo, unanimamente riconosciuto come patria di alcuni tra i migliori Chianti. Nello stesso territorio infatti sono situate due altre Aziende che ho imparato ad amare in questi anni, Val delle Corti e Monteraponi, i cui Chianti Classico sono semplicemente fantastici.
Vi ho parlato di Radda perché il mio amore per il Chianti è nato qui, ma non dimentichiamo che attorno ci sono altri borghi (Castellina, Gaiole, Greve, Lamole, Panzano, Barberino, Castelnuovo Berardenga …) che danno origine a vini con caratteristiche riconducibili ai diversi terroirs ed altri produttori di Chianti Classico spettacolari che la vostra curiosità e sensibilità aiuteranno a scoprire. Ve ne segnalo solo in ordine sparso alcuni tra quelli che in questi anni più mi hanno convinto: Castello Di Monsanto, Castell’in Villa, Badia a Coltibuono, Vecchie Terre di Montefili.

Non mi dilungo sulle eccellenze artistiche del territorio; basti ricordare che siamo vicini a città d’arte tra le più importanti al mondo come Firenze e Siena e che praticamente ogni borgo racchiude qualche scrigno meritevole di essere scoperto ed ammirato.
Stesso discorso potrebbe farsi per la cucina; vi segnalo comunque una trattoria dove mi sono trovato molto bene e dove potrete degustare senza svenarvi i piatti più tipici della grande tradizione toscana; si chiama Le Panzanelle e si trova a Radda in Chianti in località Lucarelli (tel. 0577 733511)
Concludo con un invito: tornate a bere Chianti, quelli giusti, ce ne sono tanti, ma non aspettatevi di spendere meno di 10-15 Euro a bottiglia. Riscoprirete un vino meraviglioso che vorreste avere sempre come compagno a tavola.

venerdì 20 marzo 2015

TUSCIA E DINTORNI


Tuscania


Il borgo di Sorano
Dopo la puntata all’ Elba dell’ultimo post, l’Acino Volante fa tappa poco lontano, nei pressi del lago di Bolsena, per parlarvi di un vino singolare ed ancor più di un territtorio inverosimilmente ricco, sia dal punto di vista paesaggistico che da quello artistico e storico. Siamo nel cuore dell’antica Etruria o Tuscia, la terra degli Etruschi, e toccheremo cittadine e borghi appartenenti oggi a diverse province, quelle di Grosseto, Terni e Viterbo.
Possiamo immaginare un quadrilatero irregolare con ai quattro angoli i gioielli cui farò un rapido ma appassionato cenno (Sorano, Orvieto, Vitorchiano e Tuscania) ed al centro il lago di Bolsena (il lago vulcanico più grande d’Europa) con il borgo di Gradoli nelle immediate vicinanze dove viene prodotto il vino di cui vi parlerò.
Arrivando dalla vicina e simile Pitigliano, Sorano (a mio modestissimo parere uno dei borghi più belli della Penisola) vi apparirà come una visione spettacolare, abbarbicata su un’altura in un ambiente caratterizzato dalle stravaganti irregolarità create dalle rocce tufacee che giocano con una vegetazione lussureggiante e rigogliosa a comporre un insieme di grande bellezza. Non perdetevi un giro nel vecchio borgo che vi offrirà splendide visioni dall’alto dell’ambiente naturale circostante e salite sulla terrazza della fortezza nota come Masso Leopoldino per una visione a 360 gradi.
Duomo di Orvieto
Una cinquantina di chilometri ad est di Sorano, sul vertice superiore destro del nostro ipotetico quadrilatero, si può raggiungere Orvieto. Tutti conoscono e dovrebbero aver visitato almeno una volta nella vita la spettacolare cittadina umbra, nota soprattutto per il meraviglioso Duomo. La facciata di questo sublime capolavoro rappresenta uno dei momenti più alti dell’architettura gotica in Italia e, con il continuo mutare delle tonalità rosate dominanti, sarà in grado di offrirvi all’ora del tramonto uno spettacolo che non potrete più dimenticare.
Scendendo verso sud non perdetevi tra Aprile e Maggio una sosta nei pressi di Vitorchiano. Il borgo merita senz’altro una visita, ma io voglio segnalarvi soprattutto il Centro Botanico Moutan, dove da una ventina d’anni sono coltivate migliaia di piante di peonie, rappresentate da diverse centinaia di specie provenienti dalla Cina. Una singola peonia in fiore è già una cosa meravigliosa, capitare qui quando le piante in fiore sono migliaia…beh non ci sono parole per descriverle, date un’occhiata alla foto qui sotto e cercate l’occasione per andarci.
Infine spostiamoci più o meno in linea retta verso ovest e raggiungiamo Tuscania, cittadina che vi sorprenderà soprattutto per lo splendore di due magnifiche ed antichissime chiese romaniche (XI e XII secolo), San Pietro e Santa Maria Maggiore, e per la singolara bellezza del suo centro storico.

Coltivazione di peonie a Vitorchiano
Dopo questi rapidi cenni che come sempre vogliono semplicemente costituire uno stimolo alla visita che ovviamente meriterebbe ben altri approfondimenti, voglio accennare al vino di una piccola azienda di Gradoli, la Andrea Occhipinti, con vigne in un territorio di origine squisitamente vulcanica, dedita soprattutto alla coltivazione di due vitigni, il Grechetto rosso e l’Aleatico. Quest’ultimo, oltre che per il tradizionale Passito, è vinificato per produrre un vino rosso secco, da pasto, assolutamente originale e di grande beva. Viene commercializzato con il nome di Alea viva (Igt Lazio Rosso) ed è vinificato ed affinato esclusivamente in acciaio, con il solo impiego di lieviti indigeni ed uso di dosi molto basse di solfiti. Vi sorprenderà per leggerezza ed eleganza e per i tenui rimandi aromatici tipici dell’Aleatico. Un vino da tutto pasto, preferibilmente da accompagnare a piatti non troppo impegnativi. Come tutti o quasi i vini di cui vi parlo, non sarà facile da trovare al di fuori di qualche manifestazione di settore o, ovviamente meglio ancora considerando tutte le meraviglie che potrete ammirare in zona, recandovi direttamente dal produttore. Io l’ho conosciuto in occasione della manifestazione organizzata annualmente a Milano a fine novembre da La Terra Trema, l’associazione nata dal fu Critical Wine, creatura del compianto Gino Veronelli. Questa segnalazione vi sia di stimolo a partecipare se non siete troppo lontani; sarà un’occasione fantastica per conoscere piccoli produttori  ed assaggiare i loro spesso buonissimi vini.

Infine voglio segnalarvi una piccola e un po’ sperduta trattoria per conoscere e gustare piatti tipici della zona, incluso il pesce del lago di Bolsena, in un ambiente assolutamente bucolico, con vista dall’alto sulle acque lacustri. Se non siete vegetariani non perdetevi la chianina, assolutamente fantastica, mentre  come dessert vi consiglio la ricotta con miele e cannella. Qualora fosse sera e possiate cenare all’aperto sul terrazzino, la vostra cena avrà come musicale sottofondo il frinire di centinaia di grilli. Il locale si chiama La Tana dell’Orso (tel 0761.798162) e si trova in località Monte Segnale che potrete raggiungere da una deviazione sulla destra percorrendo la Cassia tra Montefiascone e Bolsena



lunedì 2 marzo 2015

Elba: un’isola magica dietro la porta di casa ed il suo vino passito


Marciana Marina
Chiessi
Tornare all’isola d’Elba dopo tanti anni e riscoprire un angolo d’Italia che nonostante lo sviluppo turistico, talora aggressivo, ha conservato angoli di bellezza e suggestione incredibili. Se possibile l’isola andrebbe visitata al di fuori dei classici mesi estivi; primavera o anche fine estate/inizio autunno sono periodi ideali per poterne apprezzare in pieno la bellezza.
Io mi limito a darvi qualche consiglio utile, soprattutto se siete amanti della tranquillità e vi piace ascoltare il frusciare del vento mentre lo sguardo si perde nell’immensità azzurra del mare.
Chiessi: il paese lungo la meravigliosa e solitaria strada che costeggia la costa occidentale dell’Elba ha miracolosamente conservato, esempio raro in Italia, aspetto e suggestioni del piccolo   borgo marinaro.
Marciana
Patresi: poco oltre Chiessi, andando verso Marciana Marina, scendete all’ora del tramonto lungo la deviazione che porta a Patresi. Volendo potete accomodarvi in un piccolo bar al termine della strada e gustandovi un bel bianchino lasciarvi catturare dallo spettacolo del sole che si tuffa in mare esattamente di fronte a voi.
Infine, se vi piace camminare, non perdetevi una passeggiata che partendo dall’intatto borgo di Marciana, a 375 metri sul livello del mare, vi farà salire al Santuario della Madonna del Bosco a circa 600 metri di altitudine. Oltre il Santuario, improvvisamente, uscirete dal bosco ed il sentiero, ora pianeggiante ed in mezzo alla profumata macchia mediterranea, vi offrirà un panorama esaltante sulla costa ed il mare azzurrissimo sotto di voi. Volendo, ed io ve lo consiglio assolutamente, si può proseguire fino a raggiungere Chiessi con un po’ di saliscendi, ma con viste sempre spettacolari, oppure ritornare sui propri passi verso Marciana quando vi sentirete appagati.
Capoliveri
Il borgo di Capoliveri, abbarbicato sulle alture della estremià sudorientale dell’isola, merita senz’altro una visita ed una sosta anche per apprezzare la cucina del piccolo Ristorante Summertime (tel. 0565.935180) in pieno centro. Vi assicuro che il frittino di acciughe e verdure e gli spaghetti con pistacchio, uvette e acciughe vi incanteranno per la freschezza e l’ammirevole equilibrio. Alla fine non mancate di assaggiare la torta specialità locale con un bicchiere di Aleatico dell’Elba cui voglio dedicare un cenno speciale.

Aleatico dell’Elba “Dalidiè” 2012, Azienda Agricola Sapereta (Porto Azzurro). L’Aleatico dell’Elba è un vino dolce passito, originato dall’uva omonima, che ha nell’isola una lunga tradizione. Di un bel colore rubino carico, vi colpirà per la ricchezza dei profumi, su tutti la ciliegia sotto spirito, e per una bocca in cui la dolcezza è magnificamente accompagnata da una bella acidità che  renderà molto più scorrevole la beva. Come tutti i vini dolci di questa tipologia è ottimo sulla pasticceria secca e può essere interessante in abbinamento al cioccolato od anche ai formaggi erborinati. Tuttavia, anche gustato in splendida solitudine a fine pasto, vi appagherà in pieno. Se volete saperne di più su come viene prodotto questo nettare, sul sito aziendale troverete una bella ed appassionata descrizione.

P.S. Spesso, troppo spesso secondo me, ci si sottopone a viaggi costosi e massacranti per andare a visitare località remote all’altro capo del pianeta. Viaggiare è bellissimo, nessun dubbio, ma non dobbiamo dimenticare che a casa nostra, e intendo la penisola in toto, abbiamo bellezze naturali ed artistiche unite ad una cultura enogastronomica che non ha eguali al mondo! Non dimentichiamolo e ricordiamoci di conoscere e di fare conoscere ai nostri figli questo patrimonio.
  

domenica 22 febbraio 2015

Una Garganega col tappo a corona?! Sì, grazie!


La Cantina Giovanni Menti si trova a Gambellara in provincia di Vicenza, zona con un’antica tradizione vinicola dove si coltivano principalmente uve come la Garganega e la Durella. Stefano Menti, figlio dell’attuale proprietario, un giovane animato da tanta passione ed entusiasmo per il suo lavoro, vi accoglierà con grande disponibilità e simpatia.
L’Azienda segue i principi della Biodinamica e la produzione varia da vini bianchi fermi, a vini spumantizzati secondo il Metodo Classico, ai classici Vin Santo e Recioto, ai bianchi rifermentati in bottiglia e proprio di uno di questi vi voglio parlare, il Roncaie sui lieviti 2013. Si tratta di un vino frizzante, Garganega 100%, in cui la seconda fermentazione avviene grazie all’aggiunta di una quota di mosto di Garganega passita e l’imbottigliamento viene effettuato senza l’aggiunta di solfiti e senza chiarifiche o filtrazioni. Se la bottiglia è tenuta verticale i lieviti formeranno sul fondo un deposito chiaramente visibile. Stefano consiglia di agitare un po’ la bottiglia prima di aprirla; i lieviti torneranno in sospensione intorpidendo un po’ il vino (se la cosa non vi disturba), ma arricchendolo di ulteriori sfumature all’olfatto e al gusto.
Però il vero motivo per cui vi parlo di questo vino è la sua straordinaria bevibilità. Questa Garganega non vi colpirà per la ricchezza del suo bouquet, non vi strapperà urla di giubilo per la complessità o la persistenza al gusto, ma vi conquisterà invece proprio per la sua freschezza e semplicità e vi inviterà a riempire nuovamente il bicchiere, in altre parole sarà una compagna ideale a tavola. Il vino è secco senza cedimenti, percepirete sfumate note di agrumi e di  lievito (crosta di pane) unitamente a quello che è secondo me il marchio di fabbrica di questi vini, le note minerali, vagamente sulfuree, presumibilmente legate alla natura vulcanica dei terreni. Il costo si aggira attorno ai 7 euro a bottiglia, a mio modesto avviso un vero affare.


Siamo vicini a Vicenza e le opportunità di visita offerte da questa magnifica città e dai suoi dintorni sono molteplici; basti pensare alla magnificenza delle architetture che il genio del Palladio ha disseminato in queste terre. Io voglio però raccomandarvi di non perdere l’occasione di visitare Villa Valmarana ai Nani nei dintorni a sud di Vicenza, eretta in forme palladiane nella seconda metà del XVII secolo, in particolare per ammirare i superbi cicli di affreschi di Giambattista Tiepolo e di suo figlio Giandomenico. Se le opere di Giambattista, più classicheggianti, illustrano episodi mitologici, Giandomenico vi sorprenderà raffigurando scene di vita quotidiana di sorprendente modernità. Vi assicuro che ne vale assolutamente la pena e se del/dei Tiepolo non avevate ricordi particolarmente entusiasmanti, qui avrete modo di cambiare radicalmente idea, questa almeno è stata la mia personale esperienza.

Per concludere in bellezza,  vi suggerisco di fare una puntatina nei vicini Colli Berici e sedervi ad un tavolo della Trattoria Zamboni a Lapio di Arcugnano (Tel. 0444 273079). In una calda e sobriamente elegante atmosfera di stile montano, caratterizzata dalle ampie panoramiche vetrate, potrete gustare una cucina con salde radici nel territorio, ma anche aperta alla fantasia ed alla innovazione. Una dimostrazione in più e veramente esemplare di qualità e professionalità tipiche di certa provincia italiana e ad un costo oggi difficilmente pensabile  per chi è abituato a vivere nelle grandi aree urbane. 

P.S. Non scandalizzatevi per il tappo a corona utilizzato per queste bottiglie come si vede nella foto. L’impiego di metodi alternativi al tappo in sughero, quali tappi a corona, in vetro, a vite (noti anche come “stelvin”), elimina i rischi dovuti al famigerato sentore di tappo e garantisce un’ottima conservazione soprattutto per i vini non destinati a lungo invecchiamento. In paesi come la Germania e l’Austria, produttori di grandi vini bianchi, queste tecnologie alternative stanno avendo grande diffusione. Anche da noi, soprattutto in Alto Adige, qualcosa si sta muovendo; si tratta sostanzialmente di vincere la ritrosia e la diffidenza dei consumatori.


domenica 15 febbraio 2015

Valle Isarco: i vini più nordici della penisola e una strada verso l’incanto delle Dolomiti


Scorcio sulle Odle in alta Val di Funes


La Valle Isarco solcata dal fiume omonimo attraversa l’Alto Adige da nord a sud dal Passo del Brennero a Bolzano. I vigneti soprattutto a bacca bianca di questa area sono quelli disposti più a nord di tutto il nostro paese. Gli sbalzi termici tra il giorno e la notte sono quindi particolarmente significativi e rappresentano uno dei fattori chiave per conferire ai vini il loro più specifico carattere: eleganza e freschezza unite alle significative note fruttate.
L’ Abbazia di Novacella nei pressi di Bressanone  e la Cantina Produttori Valle Isarco a Chiusa sono le due realtà produttive che più hanno contribuito in passato a far conoscere agli appassionati i vini di questa regione. Più recentemente molti altri piccoli e validissimi produttori si sono aggiunti ad ulteriormente consolidare il successo crescente  dei vini della Valle Isarco.

La Cantina Produttori Valle Isarco è costituita da oltre un centinaio di soci ed i suoi vini, bianchi per oltre il 90%, si distinguono per la qualità elevata a costi particolarmente competitivi soprattutto per i vini della linea “base” dell’Azienda (quali Riesling, Veltliner, Pinot grigio, Kerner, Sylvaner e Gewurztraminer). Tra questi, personalmente, ho una predilezione per il Kerner (i miei ricordi migliori si riferiscono alle annate 2008 e 2011), nome del vitigno originato da un incrocio tra Schiava, varietà a bacca rossa, e Riesling renano. Il vino che ne deriva colpisce per il perfetto equilibrio  tra una struttura abbastanza importante per un bianco di queste parti e le componenti fruttate e lievemente aromatiche. Una buona acidità è componente fondamentale per il raggiungimento di questo equilibrio e regalare un’ottima bevibilità nonostante il non indifferente tenore alccolico, 14 gradi nel 2013!
L’Azienda produce anche vini frutto di una particolare selezione delle parcelle di produzione, la cosiddetta linea Aristos, che si caratterizzano in genere per una ulteriore esaltazione delle caratteristiche organolettiche e per l’impiego in qualche caso di un passaggio in botti di acacia.
I gusti personali, o anche le disponibilità economiche, vi orienteranno verso l’una o l’altra linea di prodotti. Se visitate l’Azienda sulla statale del Brennero nelle immediate vicinanze del casello autostradale, sarà possibile assaggiare i vini che più vi interessano e fare le vostre scelte.

Ora, se siete a Chiusa, non dimenticate di dare un occhio alla pittoresca cittadina ed al Monastero di Sabiona, ma, soprattutto, non perdete l’occasione per una deviazione nella vicina Val di Funes. Da quando ero bambino ho frequentato innumerevoli volte la regione dolomitica e mi sono innamorato di queste montagne. Questa valle vi offrirà degli scorci di incomparabile bellezza su uno dei gruppi più spettacolari della regione, quello delle Odle. Risalendo verso l’ultima frazione, Santa Maddalena, vi accorgerete di come questi luoghi abbiano saputo non farsi travolgere dallo sviluppo turistico, mantenendosi organicamente fedeli alle tradizioni locali. Dopo Santa Maddalena la strada si inerpica per qualche chilometro per terminare poi in una conca ai piedi delle Odle dove potrete parcheggiare e rifocillarvi alla Malga Zannes con le tipiche specialità altoatesine. Da qui, se proprio non siete affetti da incurabile pigrizia, potrete imboccare a piedi una comoda strada forestale che in un’ora scarsa, terminato il bosco di conifere, vi porterà in posizione splendidamente panoramica sotto le pareti rocciose. Qui un ottimo punto di ristoro è costituito dalla Malga Glatsch, ma in zona, se avete voglia di camminare ancora un po’, ci sono altre altrettanto raccomandabili opportunità. Se siete animati da più ambiziose intenzioni, due meravigliose escursioni vi possono condurre verso il Rifugio Genova strategicamente situato tra le Odle ed il Putia, oppure verso il Rifugio Brogles con un sentiero che corre parallelamente alla catena dolomitica e da qui eventualmente raggiungere Ortisei con la nuova funicolare del Rasciesa che ha da pochi anni sostituito l’antica e gloriosa seggiovia monoposto.