Castelvetro |
Grappolo di Lambrusco Grasparossa |
La cucina emiliana nelle sue più tradizionali e migliori espressioni ha pochi rivali in Italia e quindi “of course” nel pianeta. Non so se vi è mai capitato di commuovervi assaggiando qualcosa, a me ogni tanto è successo e, guarda caso, proprio con piatti della cucina emiliana. Penso ad una primo col ragù, a degli anolini in brodo, a dei tortellini burro e salvia o ad uno dei magnifici salumi che trionfano tra Piacenza, Parma, Reggio e Modena ed al Parmigiano-reggiano. Piatti semplici che quando sono cucinati al meglio incantano perché racchiudono un amore per le cose buone e una cultura gastronomica difficili da ritrovare altrove. Certo la particolare bonomia e simpatia della gente di questi luoghi aiuta ad entrare in sintonia con i loro prodotti e la loro cucina. Davanti ad uno gnocco fritto e qualche fetta di coppa/salame o quello che preferite voi, anche gli animi più freddi sentiranno il cuore riscaldarsi.
Orbene, se credete in queste cose ed avete mai provato una qualche emozione davanti a queste leccornie a quale vino pensate? Io penso al Lambrusco e so di essere in buona compagnia. Trattandosi di vino asciutto e gradevolmente acidulo si integra magnificamente con la componente grassa dei piatti classici emiliani. La gioiosa spuma che ribolle nel bicchiere quando lo riempite è un invito alla convivialità ed all’allegria.
Quelli che storcono il naso quando sentono parlare di Lambrusco non hanno probabilmente mai avuto la fortuna di assaggiarne uno di quelli giusti.
Certo negli ultimi decenni si è fatto di tutto per screditare questo meraviglioso vino! Si è arrivati a ridurlo ad una mera bibita frizzante ed a proporlo, quasi inevitabilmente, in lattina! L’Italia ed il mondo sono stati invasi da questi pseudo-Lambrusco. Molti lo giudicano un vino di scarso pregio, adatto al massimo ad accompagnare una frettolosa pizza od un pranzo senza pretese.
Se avete questa idea del Lambrusco è bene cercare di cambiarla. Oltre al vasto mondo di prodotti industriali e di dubbia qualità esistono gemme meritevoli di essere individuate e valorizzate. Si possono scoprire vini fantastici per sapidità e gradevolezza, ottimi compagni per la tavola quotidiana e accompagnamento insostituibile per i cibi di cui sopra! Il tutto a prezzi quasi sempre molto vantaggiosi.
Voglio solo brevemente ricordare che esistono diverse varietà di Lambrusco che prendono origine dagli omonimi vitigni: quello di Sorbara più chiaro e profumato, il Salamino di colore più scuro e con aromi di frutta matura, il Maestri più asciutto e tannico, quello di Viadana, uva base del Lambrusco Mantovano e altri ancora. Ognuno di questi meriterebbe un trattamento a parte, ma io qui mi limiterò a parlarvi del Lambrusco Grasparossa di Castelvetro, così nominato per la colorazione rossastra che assumono i graspi in autunno. Si tratta di un Lambrusco paradigmatico, tipico della provincia modenese, di colore rosso rubino carico, intensamente fruttato al naso, caratterizzato in bocca dalla classica acidità e da un discreto retrogusto amarognolo.
Ho avuto modo di conoscere ed apprezzare particolarmente i vini prodotti dalla Fattoria Moretto. Si tratta di una piccola azienda che produce circa 70.000 bottiglie all’anno, Lambrusco Grasparossa di Castelvetro in prevalenza, ma anche Pignoletto. La famiglia Altariva, attiva dall’ormai lontano 1971, è da oltre un decennio impegnata a gestire il vigneto e la cantina nella maniera il più possibile rispettosa dell’ambiente e della salute. I bellissimi vigneti inerbiti testimoniano in maniera inequivocabile questa vocazione: niente diserbanti, trattamenti ridotti al minimo e limitati all’uso di rame e zolfo, niente sofisticate pratiche di cantina indirizzate ad ottenere prodotti omologati e “piacioni”.
La presa di spuma del vino avviene in autoclave secondo il metodo Charmat/Martinotti. Fattoria Moretto produce tre tipologie di Lambrusco, che si differenziano tra di loro per l’origine da vigne diverse e per qualche differenza nel processo di vinificazione: il Tasso, quello più tradizionle ed autentico portabandiera della casa, il Monovitigno ed il Canova. Quest’ultimo vino è stato recentemente premiato con le 5 bottiglie dalla Guida dell’Espresso, con Slow Wine quella più affidabile nel non sempre limpido mondo delle guide enologiche italiane, giunta purtroppo quest’anno all’ultima edizione.
In provincia di Modena, a Rubbiara vicino a Nonantola, non perdete l’occasione per una visita all’ Osteria di Rubbiara. L’oste Italo Pedroni è un personaggio unico, un po’ eccentrico, un po’ misogino, un finto burbero. Quando accennavo sopra a piatti della cucina emiliana che mi hanno lasciato un indelebile ricordo, pensavo soprattutto alle farfalle con il ragù assaggiate in questo locale, un piatto semplicemente indimenticabile, scrigno di una cultura per la buona cucina senza eguali. Leggo di un cambio di gestione, ma sempre in famiglia, proprio in queste settimane. Spero che la magia di un tempo non vada perduta e che il figlio del mitico Italo sappia degnamente continuare la tradizione di famiglia.
Immagine di Fiumalbo |
Per finire un ultimo consiglio: da Castelvetro proseguite lungo la statale 12 dell’Abetone e poco prima del passo raggiungete Fiumalbo. Il Rio dell’Acquicciola fiancheggia placido il piccolo borgo, un intreccio di viuzze corona la deliziosa piazzetta con la piccola antichissima chiesa dedicata a San Bartolomeo. Qualche negozietto, un paio di trattorie ed una limpida, serena atmosfera vi ammalieranno ed invoglieranno a sostare. Un giro nei dintorni, ad esempio verso il lago Santo Modenese, vi farà scoprire paesaggi meravigliosi ed imprevisti, verdi vallate e profili di monti ammantati di verde e senza traccia di manufatto umano; vi stropiccerete gli occhi increduli. In vicinanza di le Tagliole, piccola frazione di Pievepelago, potrete sostare alla Baita 7 nani. In un ambiente tipicamente montano, restaurato recentemente con molto gusto, potrete gustare i piatti tradizionali della zona (strepitosi i tortelloni di ricotta e spinaci) e riconciliarvi con il mondo intero.