La vigna di Crocizia |
Raggiungere
Crocizia emergendo da una tenebrosa mattinata padana carica di nebbia ed
umidità e ritrovarsi sotto un cielo azzurrissimo in un angolo baciato dal sole,
può essere un’esperienza molto gratificante. Le vigne curate da Marco Rizzardi
sono piccoli appezzamenti circondati dal bosco, un’autentica oasi di pace,
frequentata anche dai caprioli, ghiotti delle gemme e dei frutti della vite.
Marco non concepisce l’idea di fare del male a queste bestiole nonostante la
tradizione venatoria sia molto presente in queste zone. Però sono tornati i
lupi anche in questa area dell’Appennino e può essere che i simpatici ungulati
decidano di traslocare in territori per loro meno rischiosi…
Quasi
tutti i vini di Crocizia sono prodotti con la tecnica della rifermentazione in
bottiglia e “busciano” allegramente quando si ritiene sia venuto il momento di
far saltare qualche tappo! Ovviamente il residuo zuccherino è molto scarso e la
bevibilità estrema. Le due Malvasia, Znestra e Besiosa che si differenzia dalla
sorella per una vendemmia più tardiva e per una sosta del mosto di qualche
giorno sulle bucce, sono, per il mio personalissimo gusto, le punte di diamante
di questa piccola Azienda. La Besiosa è dotata di una maggiore complessità ed
in entrambe la nota aromatica tipica della Malvasia è ben percepibile, ma
assolutamente non invadente. Peraltro tutto il resto della produzione,
Sauvignon, Lambrusco, Barbera e Pinot nero, colpisce per l’estrema pulizia e finezza
sia al naso che in bocca, cosa rara nel mondo dei vini cosiddetti “naturali”,
in cui cioè l’uso di chimica e diavolerie varie in vigna ed in cantina è
ridotto al minimo indispensabile. A volte al momento della stappatura il vino
può apparire un po’ chiuso o far sentire qualche non gradevolissimo sentore
ridotto; basterà avere un po’ di pazienza e lasciare il vino ossigenarsi un po’
per scoprirne le bellissime doti di freschezza e mineralità.
con Marco Rizzardi |
Come
quasi sempre per i miei suggerimenti enologici, il numero di bottiglie prodotte
è esiguo, circa 10.000 all’anno ed il modo migliore per recuperarle è quello di
frequentare qualcuna delle classiche manifestazioni cui aderiscono i produttori
di vini naturali, come avviene ad esempio a Fornovo da oltre 10 anni.
Però,
se avete un po’ di tempo, non perdete l’occasione per fare un salto in loco
risalendo per un paio di chilometro la strada che si inerpica alla vostra dx
provenendo da Parma, una volta raggiunta la frazione di Pastorello di
Langhirano. Marco con il micio Sancho, due amici canini e due oche un po’ chiacchierone sarà felice
di accogliervi e farvi conoscere i suoi meravigliosi vini che hanno anche il
pregio di avere un costo assolutamente competitivo.
Per
assaggiare la mitica cucina parmense, qualche
chilometro più a sud in località Ghiare di Corniglio, fermatevi all’Albergo
Ristorante Vigion (Luigi nel dialetto del posto, tel. 0521.888113). Davanti ai
salumi, ai mitici cappelletti o tortelli ed a sua maestà il Parmigiano, ma
anche agli ottimi dessert casalinghi, vi chiederete perché nelle nostre città
molti si stanno dimenticando che la cucina tradizionale italiana, in qualsiasi
regione vi troviate, non ha rivali al mondo e merita di essere conosciuta,
amata e salvaguardata anche dalle giovani generazioni. Inoltre il paesaggio che
vi si aprirà davanti percorrendo questa vallata sarà di una inattesa ed
emozionante bellezza.
Infine, una gita in zona non dovrebbe prescindere da una visita al Castello di Torrechiara ed alla antica Pieve romanica di San Pietro di fondazione risalente all’XI secolo nel comune di Tizzano.
Infine, una gita in zona non dovrebbe prescindere da una visita al Castello di Torrechiara ed alla antica Pieve romanica di San Pietro di fondazione risalente all’XI secolo nel comune di Tizzano.